Paese reale 2019

...e dopo saremo ricordi
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1-3-20 Francesca Nicoletti 29-6-92

Mia zia non mi chiamava mai Nicola, sempre Chico o Chichin, e me la ricordo che girava allegra e spensierata con la sua biciclettina Graziella. Era bravissima a fare i maglioni coi ferri. Ancora li tengo anche se sono larghi e ora va la roba stretta. Mia mamma dice di buttarli, ma non ci riesco, conservo ancora un rapporto molto intenso con lei. Era anche molto disponibile, ricordo che mia sorella dormiva nel suo letto e le attorcigliava sempre i capelli, e mia zia se lo lasciava fare tranquillamente. Quando ero preoccupato per l' incontro coi professori date le insufficienze, lei mi diceva – Sta' tranquill, agh parl mi, a so' cum far. Era sempre molto spigliata e convincente. Però aveva anche un lato doloroso: aveva dovuto rinunciare a tutto per mia nonna, che le aveva condizionato la vita. Non si era neanche sposata.

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24-6-38 Bruna Giovanna Partesani 31-7-14

La famiglia di nostra mamma era molto povera,avevan sette figli e lavorava solo mio nonno come muratore. Intorno ai dieci anni mia mamma ad una fiera vince un coniglio che chiama Glio Poglioccio. Lo cura, lo addomestica e naturalmente gli si affeziona. Glio Poglioccio cresce, cresce, cresce ma ad un certo punto la famiglia si trova in difficoltà economiche e mio nonno dice a mia mamma – Se mi dai Glio Poglioccio ti do dieci lire ( una cifra cospicua ai tempi). Mia mamma ci pensa un po' e cede mangiando poi il povero Glio insieme agli altri. Solo che i soldi promessi non li ha mai visti. Ma eran poveri che doveva fare mio nonno?!

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12-3-26 Democrate Gabaldi 5-11-84

Quando penso a mio zio Demo, lo zio d' America, mi viene in mente il cuore di palma. Il primo che ho mangiato ce l' ha portato lui la prima volta che è tornato dall' Argentina. Ero bambina, sarà stato a fine anni '50. Nel tempo poi sono arrivati anche qui, ma non me li ricordavo cosi' i cuori di palma. E' emigrato ragazzo e ha vissuto anche nel New Jersey, prima di rientrare a Stienta dopo vent'anni, facendo mille lavori. Come si dice qui - Noi veneti fasemo de tuto!

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19-12-26 Ugo Bizzarro 25-2-4

A sedici anni fu prelevato in casa in piena notte dai fascisti che volevano sapere del fratello, un partigiano che il giorno prima aveva fatto fuori un po’ di camerati. Fu torturato, menato, messo al muro e da lì tolto all’ultimo secondo per la giovane età, mentre tutti gli altri furono uccisi. Venne poi spedito in Germania a Köpenick, in una fabbrica della Kodak, dove sopravvisse ai bombardamenti alleati, che ridussero la città un cumulo di macerie. Fu liberato dai russi e tornò a casa a piedi. Dopo tutto questo, mio padre accettava ogni giorno di vita come il più bel regalo che potesse ricevere, credo considerasse ogni giorno come una gentile concessione del destino. Ma mia madre diceva che era un menefreghista.

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14-12-34 Luciano Ferrarese 19-7-18

Papà, ti aspetto nei miei sogni per andare insieme alla mamma a fare il nostro giro della domenica pomeriggio dalla zia Lucia sulla tua Renault 6 verde... indiscutibilmente ascoltando dal mangiacassette la "tua" musica lirica.

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19-4-93 Pici 18-5-13

Pici è una parte di me. Siamo cresciuti insieme, ho 20 anni di ricordi ma uno in particolare: era gelosissimo del mio fidanzatino! Ogni volta che mi riaccompagnava a casa, lui saliva sul cofano dell' auto e lo fissava minacciosamente. Non riusciva mai a darmi il bacio della buonanotte il mio moroso! Dopo tanti anni ancora piango se penso a Pici, il mio gatto. Ma lo porto sempre con me, ce l'ho nel nickname.

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12-2-85 Andrea Rossi 25-2-18

Dopo più di un anno che lui non c'è, mi vien da dire che non ho perso mio figlio a 33 anni, ho avuto la fortuna di vivermelo per 33 anni! Era tanta roba, mi ha insegnato un sacco di cose. E ho solo un rimpianto...di averlo un tantino sottovalutato. Perchè il giorno del funerale i suoi amici erano davvero tanti e ognuno aveva un ricordo di lui. Io le sapevo quasi tutte quelle cose, ma non mi aspettavo avesse dei rapporti così forti. Un' altra cosa che mi ha inorgoglito è che eran presenti anche tutte le sue ex, a dimostrazione che aveva molto rispetto per le donne. Sono molto orgogliosa di esser stata sua madre, ne è valsa la pena, cazzo se ne è valsa la pena.

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17-4-37 Walter Guerrini 22-10-78

Non mi sono mai più sentita così leggera. Sia perché poi sono cresciuta, sia perché in braccio a mio papà io volavo. Volavo quando mi portava a letto, volevo che fosse lui a farlo, perché mi ci lanciava scherzosamente, dopo l’”un, due e tre” di rito. Mi rincalzava le coperte, mi accarezzava il viso e mi dava il bacio della buona notte. Quando con il papà, la mamma e mio fratello andavamo a trovare gli zii e sulla Giulia bianca, nel sedile di pelle posteriore al ritorno mi addormentavo, volavamo insieme sulla nostra carrozza tra le nuvole. Eppoi quando le sere, ricordo quelle d’estate, tornava a casa dal lavoro, mio papà si sedeva a cena sempre un po’ dopo tutti noi e io comunque avevo già mangiato. Allora gli salivo in braccio e stavo, tutto il tempo in cui lui mangiava, a perlustrare la sua pelle, i suoi peli del petto e delle braccia, passavo tra le mani la catenina d’oro con l’immagine sacra, lo annusavo e stavo attaccata a lui come fa un piccolo koala alla sua mamma. Lì mi sentivo leggera al punto che avrei potuto volare.

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16-05-35 Ugolina Bassi19-9-1

Il ricordo non può che essere legato alla nostra infanzia felice ed in particolare alle feste di carnevale al teatro Sociale di Stienta. La mamma, ci comprava i vestiti, quasi sempre da Arlecchino a me e da cowboy a mio fratello e ci preparava con cura per quella giornata così importante per noi. Quando scendevamo in strada per andare al teatro, lei di nascosto da dietro le tende di casa, osservava orgogliosa: me e mio fratello vestiti a puntino. Ci definiva i suoi gioielli, lo disse anche ad un’infermiera la sera prima di morire.

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12-10-26 Marisa Occari 11-5-14

Mia nonna diceva a mia madre quando era bambina – Vai sull'argine, prendi la bicicletta e vai a vedere i colori del tramonto sul Po. E mia madre poi l' ha ripetuto a me. E io piccolina ci andavo ed ero frastornata: uno spettacolo immenso. Questo è il ricordo che voglio testimoniare di mia madre, che in quanto artista ci mandava a vedere l'arte della natura, l'arte che da sempre ci contiene Noi allora abitavamo in via Guratti e l'ansa del fiume li' era particolarmente grande. E ancora quando posso ci torno, ed è una gioia grande, l'acqua, il cielo, i colori.

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17-6-32 Renzo Framba 17-7-5

Non ricordo lunghi discorsi con mio papà Renzo, ma ricordo il suo esserci sempre nei momenti giusti. Quando giravo con lui in camioncino a consegnare gli antiparassitari era sempre una festa. Certe sere poi, quando non andava “in cafè”, preparava le fatture e mi faceva scrivere gli indirizzi e mettere i francobolli sulle buste: mi sentivo investita di grande responsabilità. I primi presepi li ho fatti con lui. Quando la mamma lo mandava a fare la spesa, magari scordava cose importanti, ma di sicuro tornava con qualcosa di dolce. Era molto generoso e capace di commuoversi. Avrei voluto chiedergli più cose.

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30-10-64 Astrid Godnic 19-10-13

Di mia moglie voglio dire che pur ferita dalla malattia era molto coraggiosa. Una guerriera che voleva cambiare tante cose, ma per sfortuna non c’è riuscita. È stata onesta e per me sarà per sempre. Anch’io voglio ricordare mia cugina italo croata , e quella volta che mi aveva mostrato il decalogo della Marina militare iugoslava contro i punk. Lei lo era e il padre un alto ufficiale. La diffusione del movimento tra i giovani aveva preoccupato a tal punto i vertici che per contrastarlo ritennero indispensabile stilare un codice di comportamento genitoriale. Una cosa molto molto ridicola, lettami da Astrid, con quella sua bellissima voce roca dalla cadenza triestina.

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29-10-35 Guido Malavasi 31-3-2003

"Lasciamo li' adesso di chiacchierare e vieni 'mo a lavorare!” Mio padre era cosi' socievole e cosi' capace di ascoltare gli altri, che mia madre in tabaccheria per scherzo, ma poi non tanto per scherzo, doveva ricordargli che era al lavoro. Ma era fatto cosi', riusciva ad ascoltare e talvolta a confortare le persone al punto che ancora adesso molti clienti ce lo ricordano. E poi era sempre sorridente, sopratutto questo mi è rimasto. Gli occhi gli brillavano. Anche durante la malattia aveva uno sguardo tranquillizzante. Si', era credente. Solo in passato, quando è morta mia sorella, dopo otto anni di battaglia contro la leucemia, la sua fede si è un po' incrinata, ma poi è tornata più forte di prima. Papà e' stato un esempio per noi.

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15-7-25 Vanda Roveroni 9-7-09

La cugina di mia mamma era magrissima, con i capelli grigioneri e gli occhiali enormi. Credo non abbia mai lavorato, pensava solo al poker e ai cani abbandonati, ne aveva appunto uno cattivissimo che si chiamava Canopo. Il compagno della Vanda si chiamava Aldo, lavorava al Corriere della Sera e sembrava un lord , lei cosi' viveva tra Milano e Roma, ma continuava sempre a parlare in dialetto stientese.

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16-7-41 Mario Tenani 23-4-18

Di mio fratello ricordo l' amore per la natura, il legame viscerale che ci univa, e il calvario a cui è andato incontro per via di un primario e del suo staff. Ho ancora il magone per non esser riuscito a fargli causa, ma quattro studi legali mi hanno sconsigliato. Il diabetologo è l' unico specialista che non può essere incriminato. La malattia è infima, puo' avere evoluzioni inattese già nel raggio di un giorno o due, e non si può quindi contestare una diagnosi che si ritiene sbagliata. Però se non avessero trascurato la ferita sul dito del piede quando portai Mario all' ospedale specialistico di Cotignola, anche per il fatto che il primario Dalla Paola era ad una conferenza in America, e mi avessero dato retta, lui ci sarebbe ancora. Me l' han detto a mezza voce tutti i medici, non di quella struttura, che ho consultato. Io lo seguivo da quando era iniziata la malattia, gli facevo la doccia ogni giorno, avevo visto che quella ferita sul dito non andava ignorata.

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29-6-900 Pietro Gabaldi 25-9-82

I ricordi non sono molti...fisicamente ricordo un uomo alto, forse perché la nonna invece era piccola. I momenti in cui mi rapportavo con lui erano quando andavo nel suo negozio di sementi e mi lasciava giocare con le granaglie...ne aveva per tanti animali. Mi chiamava Tabachina. Forse riferendosi al fatto che ero piccola mi paragonava ad una scatolina di tabacco. Era un gran fumatore, ma mai avuto un problema, e l' ha fatto fino alla notte prima di morire. Al mattino l' ha trovato nel letto mia madre e il problema per via dello shock e del dolore l' ha avuto lei. Mio nonno, mai portato occhiali, era un consolidato lettore di quotidiani, cosa che ha ereditato mio padre, da cui ritagliava articoli...non amava molto la tv, a differenza della nonna.

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9-2-900 Vittoria Stella Iris Lizzi 14-4-86

L’idea che ho di mia nonna è quella di una donna che in parte viveva nel suo mondo, sempre sorridente, nonostante abbia fatto fronte a due guerre e abbia allevato da sola mia madre, provvedendo a lei con molta dignità. Mi sono sempre chiesta come potessero convivere tanta ingenuità e tanta forza in una stessa piccola donna.

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19-12-27 Giulio Viaro 16-1-16

Mio papà me lo son goduto da quando è andato in pensione, prima si può dire che non l' ho quasi mai visto. Ha fatto il fornaio fin da piccolo e andava a letto quando io mi svegliavo. Cosi' al volo mi viene in mente una cosa di lui:quando mia mamma faceva la pizza era sempre li' a correggerla. Non mettere tutto quel lievito, aggiungi un po' di sale...ci vuole meno acqua! Non rinunciava mai al suo ruolo. Anche i cappelletti li faceva lui.

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16-2-12 Rosilde Derna Romani 15-10-2000

D'inverno, dopo cena, scendevamo al piano di sotto in edicola e cominciavamo ad aprire le bustine di figurine Panini dei calciatori. Mia zia che le vendeva, oltre a libri, giornali e dischi, piano piano riusciva a staccare il bordo incollato della bustina e mi faceva prendere le figurine che mi mancavano per sostituirle con le doppie che avevo. Reincollando poi per bene il tutto. Avevo otto anni e avvertivo che qualcosa non tornava, una vaga disonestà, ma era comunque beatitudine assoluta, la quintessenza della contentezza. Ah mia zia, ah come ho sentito il suo volermi bene.

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7-8-33 Servan Paiato 5-5-18

Insieme a mia sorella vogliamo ricordare i nostri genitori con aneddoti divertenti, non abbiam voglia di cose tristi. E dunque: andiamo a dai parenti che abitavan sull'argine del Po per il cenone di Capodanno. Mio papà mangia molto e al ritorno a casa in macchina comincia ad avvertire problemi intestinali. Si ferma appena può, si butta in mezzo agli sterpi, la fa, e torniamo a casa. Alla mattina panico. Non trova il portafoglio! E' sicuramente caduto nel corso dell'evacuazione, e quindi si precipita nel posto che crede sia quello giusto, con la cacca come punto di riferimento, cerca dunque la cacca. Mentre è li' che ravana passa un suo conoscente che gli chiede – Ehi Paiato sa cercat li' in mez? - E mio papà – 'Na merda a cerch. E l'altro non conoscendo il pregressoi si offende e replica - Brut vilan ca tie'! Il portafoglio poi era a casa, non si era mai mosso da casa.

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14-4-11 Elisabetta Negro Aloi 8-12-8

Qualche volta mi viene da chiamarla mamma, come quando l’invocavo nell’attesa che tornasse dal lavoro. “Torna alla sette e mezza”, confortava il povero nano la zia Isolina detta Lina negli interminabili pomeriggi senza luce di Torino. Altre volte la evoco da madre. “Mia madre”. Con baci e sorriso la mamma bruna e rossetto rosso. Volitiva, manesca, a precipizio nel dolore del precipizio famigliare, la madre bianca, che pretendeva ancora di terrorizzarmi, me limato dagli anni, con uno sguardo, vincendo battaglie e perdendo la guerra.

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26-8-44 Teresa Conforti 19-1-99

Ogni volta che mi chiedono di ricordare qualcosa di mia madre, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.Siamo a Frassinelle, nella primavera del 1992, ho ventidue anni, mia mamma ed io camminiamo per il sentiero di campagna; siamo soli, completamente soli. Intorno a noi c'è silenzio, ci sono solo i terreni di proprietà del nonno, il cielo è limpido e azzurro. Ciò mi dà una gioia infinita, che anche adesso mentre ne parlo, mi soffoca. Mia madre si stringe a me, camminiamo a braccetto, sento il profumo della primavera, un miscuglio di fiori ancora inodori, di casa e di campagna. L’odore della mia vita.

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11-3-65 Sandra Zanella 15-1-13

Atto di ricordare: ci provo ma niente, proprio non ricordo la sua voce. Ricordo la bocca di mia sorella, ricordo gli occhi talmente simili ai miei, ma la voce no, quella mi manca. Ricordo bene le immagini gli eventi, le parole, ma non con la sua voce. Atto a ricordare immagini mute di lei dunque, è quello che provo da tempo, ed è la cosa che più mi tormenta.

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15-6-60 Roby Ranzani 5-10-76

La perdita di mio fratello Roby ha minato la nostra esistenza. Per me un dolore insaziabile che si rinnova senza tregua da oltre quarant'anni. Forse è il prezzo che devo pagare per tutto quello che la vita mi ha regalato.

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1-3-20 Francesca Nicoletti 29-6-92

Mia zia non mi chiamava mai Nicola, sempre Chico o Chichin, e me la ricordo che girava allegra e spensierata con la sua biciclettina Graziella. Era bravissima a fare i maglioni coi ferri. Ancora li tengo anche se sono larghi e ora va la roba stretta. Mia mamma dice di buttarli, ma non ci riesco, conservo ancora un rapporto molto intenso con lei. Era anche molto disponibile, ricordo che mia sorella dormiva nel suo letto e le attorcigliava sempre i capelli, e mia zia se lo lasciava fare tranquillamente. Quando ero preoccupato per l' incontro coi professori date le insufficienze, lei mi diceva – Sta' tranquill, agh parl mi, a so' cum far. Era sempre molto spigliata e convincente. Però aveva anche un lato doloroso: aveva dovuto rinunciare a tutto per mia nonna, che le aveva condizionato la vita. Non si era neanche sposata.

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24-6-38 Bruna Giovanna Partesani 31-7-14

La famiglia di nostra mamma era molto povera,avevan sette figli e lavorava solo mio nonno come muratore. Intorno ai dieci anni mia mamma ad una fiera vince un coniglio che chiama Glio Poglioccio. Lo cura, lo addomestica e naturalmente gli si affeziona. Glio Poglioccio cresce, cresce, cresce ma ad un certo punto la famiglia si trova in difficoltà economiche e mio nonno dice a mia mamma – Se mi dai Glio Poglioccio ti do dieci lire ( una cifra cospicua ai tempi). Mia mamma ci pensa un po' e cede mangiando poi il povero Glio insieme agli altri. Solo che i soldi promessi non li ha mai visti. Ma eran poveri che doveva fare mio nonno?!

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12-3-26 Democrate Gabaldi 5-11-84

Quando penso a mio zio Demo, lo zio d' America, mi viene in mente il cuore di palma. Il primo che ho mangiato ce l' ha portato lui la prima volta che è tornato dall' Argentina. Ero bambina, sarà stato a fine anni '50. Nel tempo poi sono arrivati anche qui, ma non me li ricordavo cosi' i cuori di palma. E' emigrato ragazzo e ha vissuto anche nel New Jersey, prima di rientrare a Stienta dopo vent'anni, facendo mille lavori. Come si dice qui - Noi veneti fasemo de tuto!

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19-12-26 Ugo Bizzarro 25-2-4

A sedici anni fu prelevato in casa in piena notte dai fascisti che volevano sapere del fratello, un partigiano che il giorno prima aveva fatto fuori un po’ di camerati. Fu torturato, menato, messo al muro e da lì tolto all’ultimo secondo per la giovane età, mentre tutti gli altri furono uccisi. Venne poi spedito in Germania a Köpenick, in una fabbrica della Kodak, dove sopravvisse ai bombardamenti alleati, che ridussero la città un cumulo di macerie. Fu liberato dai russi e tornò a casa a piedi. Dopo tutto questo, mio padre accettava ogni giorno di vita come il più bel regalo che potesse ricevere, credo considerasse ogni giorno come una gentile concessione del destino. Ma mia madre diceva che era un menefreghista.

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14-12-34 Luciano Ferrarese 19-7-18

Papà, ti aspetto nei miei sogni per andare insieme alla mamma a fare il nostro giro della domenica pomeriggio dalla zia Lucia sulla tua Renault 6 verde... indiscutibilmente ascoltando dal mangiacassette la "tua" musica lirica.

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19-4-93 Pici 18-5-13

Pici è una parte di me. Siamo cresciuti insieme, ho 20 anni di ricordi ma uno in particolare: era gelosissimo del mio fidanzatino! Ogni volta che mi riaccompagnava a casa, lui saliva sul cofano dell' auto e lo fissava minacciosamente. Non riusciva mai a darmi il bacio della buonanotte il mio moroso! Dopo tanti anni ancora piango se penso a Pici, il mio gatto. Ma lo porto sempre con me, ce l'ho nel nickname.

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12-2-85 Andrea Rossi 25-2-18

Dopo più di un anno che lui non c'è, mi vien da dire che non ho perso mio figlio a 33 anni, ho avuto la fortuna di vivermelo per 33 anni! Era tanta roba, mi ha insegnato un sacco di cose. E ho solo un rimpianto...di averlo un tantino sottovalutato. Perchè il giorno del funerale i suoi amici erano davvero tanti e ognuno aveva un ricordo di lui. Io le sapevo quasi tutte quelle cose, ma non mi aspettavo avesse dei rapporti così forti. Un' altra cosa che mi ha inorgoglito è che eran presenti anche tutte le sue ex, a dimostrazione che aveva molto rispetto per le donne. Sono molto orgogliosa di esser stata sua madre, ne è valsa la pena, cazzo se ne è valsa la pena.

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17-4-37 Walter Guerrini 22-10-78

Non mi sono mai più sentita così leggera. Sia perché poi sono cresciuta, sia perché in braccio a mio papà io volavo. Volavo quando mi portava a letto, volevo che fosse lui a farlo, perché mi ci lanciava scherzosamente, dopo l’”un, due e tre” di rito. Mi rincalzava le coperte, mi accarezzava il viso e mi dava il bacio della buona notte. Quando con il papà, la mamma e mio fratello andavamo a trovare gli zii e sulla Giulia bianca, nel sedile di pelle posteriore al ritorno mi addormentavo, volavamo insieme sulla nostra carrozza tra le nuvole. Eppoi quando le sere, ricordo quelle d’estate, tornava a casa dal lavoro, mio papà si sedeva a cena sempre un po’ dopo tutti noi e io comunque avevo già mangiato. Allora gli salivo in braccio e stavo, tutto il tempo in cui lui mangiava, a perlustrare la sua pelle, i suoi peli del petto e delle braccia, passavo tra le mani la catenina d’oro con l’immagine sacra, lo annusavo e stavo attaccata a lui come fa un piccolo koala alla sua mamma. Lì mi sentivo leggera al punto che avrei potuto volare.

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16-05-35 Ugolina Bassi19-9-1

Il ricordo non può che essere legato alla nostra infanzia felice ed in particolare alle feste di carnevale al teatro Sociale di Stienta. La mamma, ci comprava i vestiti, quasi sempre da Arlecchino a me e da cowboy a mio fratello e ci preparava con cura per quella giornata così importante per noi. Quando scendevamo in strada per andare al teatro, lei di nascosto da dietro le tende di casa, osservava orgogliosa: me e mio fratello vestiti a puntino. Ci definiva i suoi gioielli, lo disse anche ad un’infermiera la sera prima di morire.

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12-10-26 Marisa Occari 11-5-14

Mia nonna diceva a mia madre quando era bambina – Vai sull'argine, prendi la bicicletta e vai a vedere i colori del tramonto sul Po. E mia madre poi l' ha ripetuto a me. E io piccolina ci andavo ed ero frastornata: uno spettacolo immenso. Questo è il ricordo che voglio testimoniare di mia madre, che in quanto artista ci mandava a vedere l'arte della natura, l'arte che da sempre ci contiene Noi allora abitavamo in via Guratti e l'ansa del fiume li' era particolarmente grande. E ancora quando posso ci torno, ed è una gioia grande, l'acqua, il cielo, i colori.

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17-6-32 Renzo Framba 17-7-5

Non ricordo lunghi discorsi con mio papà Renzo, ma ricordo il suo esserci sempre nei momenti giusti. Quando giravo con lui in camioncino a consegnare gli antiparassitari era sempre una festa. Certe sere poi, quando non andava “in cafè”, preparava le fatture e mi faceva scrivere gli indirizzi e mettere i francobolli sulle buste: mi sentivo investita di grande responsabilità. I primi presepi li ho fatti con lui. Quando la mamma lo mandava a fare la spesa, magari scordava cose importanti, ma di sicuro tornava con qualcosa di dolce. Era molto generoso e capace di commuoversi. Avrei voluto chiedergli più cose.

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30-10-64 Astrid Godnic 19-10-13

Di mia moglie voglio dire che pur ferita dalla malattia era molto coraggiosa. Una guerriera che voleva cambiare tante cose, ma per sfortuna non c’è riuscita. È stata onesta e per me sarà per sempre. Anch’io voglio ricordare mia cugina italo croata , e quella volta che mi aveva mostrato il decalogo della Marina militare iugoslava contro i punk. Lei lo era e il padre un alto ufficiale. La diffusione del movimento tra i giovani aveva preoccupato a tal punto i vertici che per contrastarlo ritennero indispensabile stilare un codice di comportamento genitoriale. Una cosa molto molto ridicola, lettami da Astrid, con quella sua bellissima voce roca dalla cadenza triestina.

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29-10-35 Guido Malavasi 31-3-2003

"Lasciamo li' adesso di chiacchierare e vieni 'mo a lavorare!” Mio padre era cosi' socievole e cosi' capace di ascoltare gli altri, che mia madre in tabaccheria per scherzo, ma poi non tanto per scherzo, doveva ricordargli che era al lavoro. Ma era fatto cosi', riusciva ad ascoltare e talvolta a confortare le persone al punto che ancora adesso molti clienti ce lo ricordano. E poi era sempre sorridente, sopratutto questo mi è rimasto. Gli occhi gli brillavano. Anche durante la malattia aveva uno sguardo tranquillizzante. Si', era credente. Solo in passato, quando è morta mia sorella, dopo otto anni di battaglia contro la leucemia, la sua fede si è un po' incrinata, ma poi è tornata più forte di prima. Papà e' stato un esempio per noi.

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15-7-25 Vanda Roveroni 9-7-09

La cugina di mia mamma era magrissima, con i capelli grigioneri e gli occhiali enormi. Credo non abbia mai lavorato, pensava solo al poker e ai cani abbandonati, ne aveva appunto uno cattivissimo che si chiamava Canopo. Il compagno della Vanda si chiamava Aldo, lavorava al Corriere della Sera e sembrava un lord , lei cosi' viveva tra Milano e Roma, ma continuava sempre a parlare in dialetto stientese.

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16-7-41 Mario Tenani 23-4-18

Di mio fratello ricordo l' amore per la natura, il legame viscerale che ci univa, e il calvario a cui è andato incontro per via di un primario e del suo staff. Ho ancora il magone per non esser riuscito a fargli causa, ma quattro studi legali mi hanno sconsigliato. Il diabetologo è l' unico specialista che non può essere incriminato. La malattia è infima, puo' avere evoluzioni inattese già nel raggio di un giorno o due, e non si può quindi contestare una diagnosi che si ritiene sbagliata. Però se non avessero trascurato la ferita sul dito del piede quando portai Mario all' ospedale specialistico di Cotignola, anche per il fatto che il primario Dalla Paola era ad una conferenza in America, e mi avessero dato retta, lui ci sarebbe ancora. Me l' han detto a mezza voce tutti i medici, non di quella struttura, che ho consultato. Io lo seguivo da quando era iniziata la malattia, gli facevo la doccia ogni giorno, avevo visto che quella ferita sul dito non andava ignorata.

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29-6-900 Pietro Gabaldi 25-9-82

I ricordi non sono molti...fisicamente ricordo un uomo alto, forse perché la nonna invece era piccola. I momenti in cui mi rapportavo con lui erano quando andavo nel suo negozio di sementi e mi lasciava giocare con le granaglie...ne aveva per tanti animali. Mi chiamava Tabachina. Forse riferendosi al fatto che ero piccola mi paragonava ad una scatolina di tabacco. Era un gran fumatore, ma mai avuto un problema, e l' ha fatto fino alla notte prima di morire. Al mattino l' ha trovato nel letto mia madre e il problema per via dello shock e del dolore l' ha avuto lei. Mio nonno, mai portato occhiali, era un consolidato lettore di quotidiani, cosa che ha ereditato mio padre, da cui ritagliava articoli...non amava molto la tv, a differenza della nonna.

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9-2-900 Vittoria Stella Iris Lizzi 14-4-86

L’idea che ho di mia nonna è quella di una donna che in parte viveva nel suo mondo, sempre sorridente, nonostante abbia fatto fronte a due guerre e abbia allevato da sola mia madre, provvedendo a lei con molta dignità. Mi sono sempre chiesta come potessero convivere tanta ingenuità e tanta forza in una stessa piccola donna.

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19-12-27 Giulio Viaro 16-1-16

Mio papà me lo son goduto da quando è andato in pensione, prima si può dire che non l' ho quasi mai visto. Ha fatto il fornaio fin da piccolo e andava a letto quando io mi svegliavo. Cosi' al volo mi viene in mente una cosa di lui:quando mia mamma faceva la pizza era sempre li' a correggerla. Non mettere tutto quel lievito, aggiungi un po' di sale...ci vuole meno acqua! Non rinunciava mai al suo ruolo. Anche i cappelletti li faceva lui.

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16-2-12 Rosilde Derna Romani 15-10-2000

D'inverno, dopo cena, scendevamo al piano di sotto in edicola e cominciavamo ad aprire le bustine di figurine Panini dei calciatori. Mia zia che le vendeva, oltre a libri, giornali e dischi, piano piano riusciva a staccare il bordo incollato della bustina e mi faceva prendere le figurine che mi mancavano per sostituirle con le doppie che avevo. Reincollando poi per bene il tutto. Avevo otto anni e avvertivo che qualcosa non tornava, una vaga disonestà, ma era comunque beatitudine assoluta, la quintessenza della contentezza. Ah mia zia, ah come ho sentito il suo volermi bene.

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7-8-33 Servan Paiato 5-5-18

Insieme a mia sorella vogliamo ricordare i nostri genitori con aneddoti divertenti, non abbiam voglia di cose tristi. E dunque: andiamo a dai parenti che abitavan sull'argine del Po per il cenone di Capodanno. Mio papà mangia molto e al ritorno a casa in macchina comincia ad avvertire problemi intestinali. Si ferma appena può, si butta in mezzo agli sterpi, la fa, e torniamo a casa. Alla mattina panico. Non trova il portafoglio! E' sicuramente caduto nel corso dell'evacuazione, e quindi si precipita nel posto che crede sia quello giusto, con la cacca come punto di riferimento, cerca dunque la cacca. Mentre è li' che ravana passa un suo conoscente che gli chiede – Ehi Paiato sa cercat li' in mez? - E mio papà – 'Na merda a cerch. E l'altro non conoscendo il pregressoi si offende e replica - Brut vilan ca tie'! Il portafoglio poi era a casa, non si era mai mosso da casa.

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14-4-11 Elisabetta Negro Aloi 8-12-8

Qualche volta mi viene da chiamarla mamma, come quando l’invocavo nell’attesa che tornasse dal lavoro. “Torna alla sette e mezza”, confortava il povero nano la zia Isolina detta Lina negli interminabili pomeriggi senza luce di Torino. Altre volte la evoco da madre. “Mia madre”. Con baci e sorriso la mamma bruna e rossetto rosso. Volitiva, manesca, a precipizio nel dolore del precipizio famigliare, la madre bianca, che pretendeva ancora di terrorizzarmi, me limato dagli anni, con uno sguardo, vincendo battaglie e perdendo la guerra.

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26-8-44 Teresa Conforti 19-1-99

Ogni volta che mi chiedono di ricordare qualcosa di mia madre, è sempre la stessa immagine che mi viene in mente.Siamo a Frassinelle, nella primavera del 1992, ho ventidue anni, mia mamma ed io camminiamo per il sentiero di campagna; siamo soli, completamente soli. Intorno a noi c'è silenzio, ci sono solo i terreni di proprietà del nonno, il cielo è limpido e azzurro. Ciò mi dà una gioia infinita, che anche adesso mentre ne parlo, mi soffoca. Mia madre si stringe a me, camminiamo a braccetto, sento il profumo della primavera, un miscuglio di fiori ancora inodori, di casa e di campagna. L’odore della mia vita.

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11-3-65 Sandra Zanella 15-1-13

Atto di ricordare: ci provo ma niente, proprio non ricordo la sua voce. Ricordo la bocca di mia sorella, ricordo gli occhi talmente simili ai miei, ma la voce no, quella mi manca. Ricordo bene le immagini gli eventi, le parole, ma non con la sua voce. Atto a ricordare immagini mute di lei dunque, è quello che provo da tempo, ed è la cosa che più mi tormenta.

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15-6-60 Roby Ranzani 5-10-76

La perdita di mio fratello Roby ha minato la nostra esistenza. Per me un dolore insaziabile che si rinnova senza tregua da oltre quarant'anni. Forse è il prezzo che devo pagare per tutto quello che la vita mi ha regalato.

Paese reale 2019

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Pier Maria Romani